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Scopri i personaggi illustri di Piana degli Albanesi: Nicola Barbato

Nella nostra rubrica dedicata ai personaggi illustri di Piana degli Albanesi, non poteva non essere presentata la eminente figura del medico Nicola Barbato. Il professore Matteo Mandalà traccia la rocambolesca vita del medico che fu anima pulsante dei Fasci Siciliani e cui è intitolato il Museo Civico di Piana degli Albanesi.

Buona lettura


Salvatore Vasotti

visitpiana.com


NICOLA BARBATO

Alunno del Seminario greco-albanese di Palermo, si formò successivamente nei circoli culturali e politici, radicali e socialisti, della Palermo del tempo e fu uno dei massimi dirigenti del movimento politico-sindacale dei Fasci dei Lavoratori (1892-94).

Laureatosi in medicina presso l'Universita di Palermo si dedicò, nel clima positivistico allora imperante, allo studio della psichiatria sotto la guida del Pisani. I suoi Appunti sulla Psicologia delle paranoie, pubblicati sulla rivista del manicomio palermitano nel 1890, furono giudicati positivamente da Cesare Lombroso e da Enrico Morselli. Presto si avvicinò alla politica, collaborando col quotidiano di avanguardia L'isola, diretto a Palermo da

Napoleone Colajanni. Tornato a Piana, come medico condotto, assieme alla componente scientista e positivista, maturò, nel quotidiano contatto con la miseria unito all'intensa opera di agitatore sociale, una spiccata componente apostolica che rimase sempre viva e operante lungo tutta la sua vita.

Arrestato insieme agli altri dirigenti dei Fasci, fu processato dal Tribunale militare

di Palermo con l'accusa di cospirazione contro i poteri dello Stato e di eccitamento

alla guerra civile, e condannato a dodici anni di reclusione e a due anni di sorveglianza speciale. La sua celebre Autodifesa dinanzi ai giudici è ormai entrata nella storiografia socialista. Nelle successive elezioni del maggio 1895, mentre era ancora detenuto, fu candidato di protesta del partito socialista in numerosissimi collegi nazionali.

Eletto nel V collegio di Milano e nel collegio di Cesena, la sua elezione fu annullata

dalla Giunta della Camera. In ripetute elezioni. nel settembre dello stesso anno, fu

eletto ancora una volta nei due collegi. Non avendo optato, fu assegnato per sorteggio al collegio di Cesena, nel V collegio di Milano rimasto libero, gli succedeva Filippo

Turati, eletto per la prima volta alla Camera. Amnistiato nel 1896, tornò a dedicarsi con

impegno alla riorganizzazione del partito in Sicilia, che nel 1897 abbandonava temporaneamente per recarsi volontario a Candia durante la guerra greco-turca. Rientrato

in patria nel 1898, fu condannato ancora una volta per attività sovversiva. Nel settembre del 1900 fu eletto dal congresso di Roma membro della direzione nazionale del partito socialista. A partire dal 1903 si aprì un difficile periodo della sua vita. Aspri contrasti con gli organi centrali del partito socialista e la perdita della numerosa clientela

professionale lo spinsero ad emigrare, nel 1904, negli Stati Uniti. Stabilitosi prima a

New York e poi a Philadelphia, rimase coerente con le sue convinzioni e, entrato in

contatto con gli emigrati italiani anarchici e socialisti, divenne uno degli esponenti del

movimento antireligioso. Nell'ottobre 1907 pubblicò in America il saggio Scienza e

Fede, Rientrato in patria, Barbato tornò alla lotta politica partecipando alle vicende del

congresso di Reggio Emilia del luglio 1912,. Nel 1913 il partito socialista italiano per

marcare il distacco di De Felice Giuffrida dal socialismo rivoluzionario, portò il

Barbato come proprio candidato nel collegio di Catania. Fu battuto ma gli elettori condannarono l'atteggiamento politico di De Felice Giuffrida con l'astensione in massa.

Gli ultimi anni della vita di Barbato non offrono avvenimenti di rilievo, ad eccezione

del suo ultimo rientro alla Camera, nelle elezioni del 1919, quale deputato del collegio di Bari, In occasione del congresso di Livorno, del gennaio 1921, al quale non partecipò personalmente, appoggiò la linea del vecchio Costantino Lazzari, cui indirizzò una lettera por criticare la frazione scissionista. Morì a Milano il 23 maggio 1923.

L'orazione funebre fu fatta da Pietro Nenni. Ha lasciato numerosi scritti di carattere

politico e un cospicuo numero di articoli pubblicati prevalentemente nella stampa

socialista dell'epoca e ora raccolti nei volumi Nicola Barbato, Scritti, Comune di Piana

degli Albanesi, Sciascia editore, Roma-Caltanissetta, 1996 e Nicola Barbato, Il socialismo possibile, ed. La Zisa, Palermo, 2000.


visitpiana.com ringrazia il professore Matteo Mandalà per avere concesso questo testo.







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